Shodō, 書道 La Via della Scrittura
Shodō: questa parola è composta in giapponese da due ideogrammi: “Sho” che vuole dire Scrittura e “Dō” che vuole dire Strada, Via, Direzione, Ricerca. Molti di voi hanno già sentito questo termine in bushidō, aikidō, judō, sadō. Non si tratta solo di bella calligrafia come la intendiamo noi occidentali, ma anche espressione della forza dell’artista e del suo spirito. Per questo è un’arte prima che pura abilità manuale.
Gli ideogrammi giapponesi hanno origine cinese e si chiamano Kanji. Alcuni di questi, detti ma-kana, si sono trasformati nel tempo in fonemi poi semplificati e divenuti hira-kana e kata-kana. In occidente distinguiamo a mala pena i primi (kanji cinesi), mentre i secondi sono pressoché a noi sconosciuti e, soprattutto nella forma di scrittura antica, anche in Giappone oggi leggibili e scrivibili solo dai Maestri Calligrafi. Un po’ come il gotico per noi. Si tratta di una grafia molto fluida, ricca di movimenti. E’ una sorta di “corsivo“ verticale, perché viene scritta in verticale da destra a sinistra, come per altro tutti i testi antichi orientali ed ancor oggi la maggior parte di giornali e riviste. Per lo Shodō, si usano pennelli (fude) di varia grandezza e tipo di pelo, nonché inchiostro esclusivamente nero ricavato strofinando una pietra particolare detta (sumi) su un altrettanto particolare “piatto“ detto (suzuri) con acqua.
La carta (kami) è impropriamente da noi chiamata carta di riso. In effetti si tratta invece di una carta sottilissima e delicata, ma assolutamente non ricavata dal riso. Semmai il riso viene usato come colla quando la si “inamida“ su altra carta o cartoncino di supporto per “irrigidire“ l’opera. Il senso profondo della calligrafia giapponese non è dato solo dal contenuto, ma innazitutto dalla grafia dei tratti. Come un’opera d’arte, deve trasmettere a chi legge o semplicemente a chi l’osserva emozione visiva prim’ancora che semantica. Il Maestro calligrafo è quindi colui o colei che meglio sa trasmettere emozioni descritte dal suo abile tratto e dal suo spirito del momento. Come per noi schizzi e scritture leonardesche.
STORIA DEI KANA (仮名) GIAPPONESI
La Scrittura Giapponese trae origine dai Kanji (漢字) dell’antica Cina e dell’antica Corea. E’ il frutto di molte variazioni e combinazioni sviluppatesi nei secoli che fanno della lingua giapponese un fenomeno straordinario.
Il documento più antico finora ritrovato attestante le relazioni tra i paesi vicini è un timbro datato 57 d.c. proveniente dalla Cina. E’ composto da cinque ideogrammi 漢倭奴国王 che significano “il Re di un paese schiavo dell’Impero Kan”. Questa dizione testimonia il punto delle relazioni tra i due paesi al loro inizio. La Cina era un paese già potente e sviluppato, il Giappone un paese ancora all’inizio del suo sviluppo. Altri reperti tombali confermano le relazioni tra Cina e Giappone (184 d.c. una spada con nome inciso; 239 d.c. uno specchio con nome inciso). Possiamo dire con certezza che gli ideogrammi incisi rappresentano essi stessi un dono in quanto in Giappone, al tempo, non c’è ancora alcun tipo di scrittura.
Nel 382 d.c. avviene un fatto che avrà per il Giappone importanti conseguenze: nell’ambito delle relazioni tra paesi vicini, l’Imperatore Giapponese chiede all’Imperatore del Kudara (百済 Corea) di inviare a corte un saggio che diventi maestro del principe. Arriva così in Giappone il grande Maestro Wani (王仁) che porta con sè dieci libri di filosofia morale dal titolo Rongo (論語) del filosofo Koushi (孔子) : si tratta di dialoghi tra un maestro ed i suoi studenti. Essi serviranno per educare l’animo del principe alla filosofia. Il Maestro Wani porta con sè anche il libro dei mille kanji Senjibun (千文字) che servirà per avvicinare il principe alla scrittura. Questo testo, soprattutto, avrà un ‘enorme influenza nello sviluppo della cultura giapponese: esso rappresenta, infatti, la prima pagina significativa nella lunga storia dello Shodō (書道). Era lo stesso testo usato dai Coreani e dai Cinesi per gli esercizi di calligrafia, arte in quei paesi già diffusa e apprezzata. Scrivere in bella grafia i kanji diventa una abilità che ha un suo valore estetico ed espressivo; presto diventerà un segno distintivo di cultura e maturità [dal primo libro di storia giapponese dal titolo KOJIKI (古事記) (tre volumi) Anno 712 d.c. )].
Nel 538 d.c., con l’arrivo e la diffusione del Buddhismo, la bellezza e l’armonia del segno diventano sempre più importanti. I testi vengono trascritti con cura particolare perché ciò sembra aggiungere valore al contenuto religioso (lo stesso fenomeno si registra nella trascrizione dei testi sacri in Occidente).
Dal 574 al 622 d.c. vive il Principe Shotoku (聖徳太子). E’ una persona molto importante nella storia giapponese e nella storia della calligrafia. Prima di lui la cultura cinese era giunta in Giappone tramite la Corea.
Il Principe Shotoku sceglie relazioni dirette con la Cina e da allora in poi lo sviluppo della cultura giapponese ha un notevole incremento.
E’ buddista devoto e scrive in lingua cinese (Kanji) una guida di dottrina buddista dal titolo “法華義礎” (Hokkegisho); la calligrafia usata è del tipo Kaisho (楷書)(stampatello). I suoi testi calligrafici sono i più antichi manoscritti giapponesi giunti fino a noi. La sua vita è ricca di leggende: si diceva di lui che fosse in grado di seguire i discorsi di sette persone in contemporanea.
(708 – 780) L’ Epoca Nara
Nel periodo Nara i monaci, l’Imperatore, l’Imperatrice e i nobili studiano i sacri testi in lingua cinese. Essi copiano un bravo calligrafo cinese di nome Ooghishi (大義之), il calligrafo più importante in Cina. Egli introduce un nuovo tipo di calligrafia di nome Gyo-sho (行書), più fluido rispetto al Kai-sho già in uso principalmente nei testi sacri.
In quel tempo, si avverte la necessità di servirsi di ideogrammi cinesi per la trascrizione di alcuni termini della lingua giapponese. I kanji vengono usati in modo misto, in qualche caso con il loro valore semantico, per cui all’ ideogramma corrisponde un concetto; in qualche altro caso con il loro puro valore fonetico.
Ha inizio così un processo molto importante nella storia della lingua giapponese. L’uso degli ideogrammi cinesi con puro valore fonetico (in generale ad ogni ideogramma corrisponde una sillaba) permetterà, infatti, molto più tardi, tramite successive semplificazioni, la formazione degli alfabeti attuali (Kana) che sono una peculiarità della lingua giapponese. Nel caso della trascrizione fonetica il kanji perde completamente il significato originale che ha nella lingua cinese.Per esempio, il suono della parola giapponese usata nella lingua parlata con il significato “fiore” è HANA: si scelgono tra i vari ideogrammi cinesi alcuni tra quelli con il suono corrispondente “Ha” e “NA”( esempio HANA = 波 Ha e 奈 Na). All’ inizio le possibilità di scelta si mantengono numerose, poi col tempo i Kanji corrispondenti ai suoni si andranno codificando diventando via via di numero sempre più ridotto. I kanji nella forma originale cinese, divenuti per i giapponesi Kana (仮名), ovvero suoni e non ideogrammi, si chiamano ancor oggi Ma-kana (真仮名 Ma=vero, originale), oppure Shin-no-sho(真の書 Shin = vero, ) o anche Otoko-te (男手 mani di uomo). I Makana, usati all’inizio solo per nomi propri di persona o geografici, col tempo vengono usati per scrivere un numero sempre maggiore di parole: il fenomeno va ampliandosi fino alla composizione di interi libri. Nel periodo Nara vengono scritti il primo libro di storia giapponese (Nihon-Shoki 日本書紀 e Kojiki 古事記 )
e la prima antologia poetica (Man Yoo Shuu 万葉集). Sono testi di enorme importanza che testimoniano l’uso della lingua giapponese scritta. Ne restano solo alcuni stralci. Per la storia della calligrafia è particolarmente importante l’ antologia poetica Manyo-shu (759d.c.? 万葉集), perché in essa si fissano per la prima volta delle regole per l’uso dei Ma-kana.
Come abbiamo già evidenziato, prima uno stesso suono veniva scelto senza alcuna regola tra i molti possibili kanji cinesi foneticamente identici tra loro. Ora, invece, il Manyo-shu fissa un uso più limitato dei Ma-kana, anche se per ogni suono resta ancora un buon margine di scelta. Si può dire che ha luogo, in questo momento, la prima sistematizzazione dei Ma-kana : essa prende il nome di Manyo-kana. A questo sistema si fa riferimento anche oggi per la corretta ricerca etimologica sui kana. Sul piano calligrafico possiamo ricordare che gli stili in uso all’epoca sono Kai-sho e Gyo-sho.
781- 897 d.c. Primo Periodo dell’ Epoca Heian
In questo periodo operano tre calligrafi molto famosi: Kuukai (空海) 774-835 (monaco e fondatore di un tempio buddista il Shingon-shuu.) Saga tennoo (嵯峨天皇) 786-842 (Imperatore Saga) e Tachibana No Hayanari(橘逸勢) 780-842. Scrivono usando la lingua originale cinese (Kanbun) inserendo tuttavia molti elementi di makana. Nel 894 d.c. si interrompono gli scambi tra Cina e Giappone. Man mano che la cultura giapponese si allontana da quella cinese, essa sviluppa una forma di cultura aristocratica tipica giapponese Kokufuu-Bunka (国風文化). Anche la grafia dei Ma-kana subisce delle trasformazioni. Il prefisso “Ma” che significa autentico, viene sostituito con altri prefissi in ragione del tipo di trasformazione.
I nuovi caratteri via via modificati continuano ad essere fonemi. Anche il gusto calligrafico muta: dallo stile più forte e pesante preferito dai calligrafi cinesi Kara Yoo (唐様) si passa a uno stile più leggero e dolce secondo i gusti autoctoni Wa Yoo (和様).
Kata-kana.
A questo periodo sembra risalga l’origine del Kata-kana. Esso viene inventato dai monaci buddisti giapponesi che si aiutano nella lettura delle sacre scritture cinesi con brevi annotazioni. Bisogna ricordare che la lingua giapponese e quella cinese differivano in un aspetto strutturale fondamentale: nella lingua giapponese erano presenti, infatti, sia la flessione del verbo necessaria a definire tempi e modi “dell’agire o dello stare” sia le preposizioni (come nella lingua italiana); esse erano invece assenti nella lingua cinese. Diventava necessario introdurre agili elementi che permettessero per esempio la trascrizione della flessione da aggiungere alla radice del verbo ( es.: verremo, verrete, verranno, …). Questi agili elementi furono i katakana. Ogni Kata-kana riproduce solo una parte dell’originale Ma-kana, come si vede dalla schema proposto. Possiamo notare che fin dalla sua origine il kata-kana ha tratti più lineari, semplici, maschili.
898 – 1068 d.c. Periodo centrale Epoca Heian.
In epoca Heian, la scrittura ufficiale della nobiltà è il Ma-kana.
Le nobildonne non possono accedere allo studio della letteratuta/scrittura cinese Kan-bun (漢文). Esse, per comunicare e scrivere poesie o diari, usano alcuni kanji del Ma-kana riproponendoli in forma semplificata e stilisticamente molto fluida, dolce, femminile. Proprio partendo da questa scrittura in corsivo nasce la grafia nuova, che si chiama Heian-Kana (平安仮名): essa modifica profondamente il tratto cinese e diventa la prima vera scrittura tutta giapponese.
Si dice dunque che siano proprio state le donne ad inventarla.
Nel 905 d.c., l’Imperatore Daigo dà l’ordine di scrivere in Heian-kana l’antologia di poesie Kokin-waka-shu (古今和歌集): è il primo testo in cui viene adottato questo nuovo tipo di scrittura, nel tempo sempre più apprezzata. La poesia giapponese è a sua volta sempre più valorizzata al punto da soppiantare la poesia cinese, fino ad allora ritenuta anche in Giappone la sola culturalmente valida. Altro testo importante è il Tosanikki (土佐日記) scritto nel 935 d.c. in Heian-kana : è il diario personale di viaggio di Kino Tsurayuki (紀貫之), colui che scelse le poesie per l’antologia Kokin-waka-shu. Dopo il Tosanikki anche le donne cominciano a scrivere romanzi in Heian-kana. Nel 1000-1014 d.c. (?) Murasaki Shikibu(紫式部) scrive Genji-Monogatari (源氏物語), Seisho-Nagon (清少納言) scrive Makuranososhi (枕草子). Nasce così la letteratura creata dalle donne. La poesia giapponese antica, chiamata Tanka (短歌), è quasi tutta scritta in Heian-kana. Le poesie sono scritte sia da uomini che da donne. Tuttavia lo stile ritenuto molto femminile viene per questo anche chiamato Onna-te (女手, Onna in giapponese significa donna). Con semplificazioni le donne modificano i Ma-kana per testi che intendono esprimere sentimenti ed emozioni in modo meno codificato. I segni così ricavati sono più eleganti sia per l’uso del pennello che per l’utilizzo dello stile libero, morbido, flessuoso detto Chirashigaki (散らし書き) ovvero del “giunco”. Proprio i kana inventati dalle donne, tenute lontano dalla cultura dei kanji, sono diventati oggi parte integrante della lingua giapponese. Il merito culturale delle donne di quel tempo è dunque davvero grande. Sul piano della bella grafia sono molto importanti, nel medio periodo Heian, i cosidetti “Tre scrittori” Sanseki (三蹟) : Ono no Michikase (小野道風), Fujiwara no Sari (藤原佐里), Fujiwara no Yukinari (藤原行成). Sono ritenuti i migliori calligrafi di Heian-kana. In questo periodo il numero dei Ma-kana, in origine grandissimo, poi ridotto a 1000 (Manyo-kana), si riduce ulteriormente a 300. I ” soli” 300 sono i segni (Heian-kana) in uso nel periodo Heian.
1069-1184 Ultimo periodo dell’Epoca Heian.
L’Heian-kana diventa sempre più importante perchè anche gli uomini capiscono la convenienza di questo stile per scrivere in lingua giapponese. Tuttavia essi vogliono dare un senso più forte e virile alla scrittura e utilizzano linee e tratti forti e spessi. Si servono anche di un numero maggiore di Kanji rispetto alle donne che tendono ad usare pochissimi ideogrammi di forma semplice: 山 (montagna) 川 (fiume) 月 (luna) etc. Sul piano calligrafico lo stile tipo “maschile” non è oggi molto apprezzato dagli studiosi.
1185-1339 Epoca Kamakura.
La classe sociale predominante non è più l’ aristocrazia ma quella militare. L’elemento maschile diventa preponderante.La bellezza della calligrafia non migliora, anzi, il tratto diventa pungente, arcigno.
1340-1572 Epoca Muromachi.
Il buddhismo Zen influenza la calligrafia e crea un gusto in cui hanno più rilievo l’essenzialità, l’energia, il senso della vita.
1573-1624 Epoca Azuchi Momoyama.
Il Maestro del tè Sen No Rikyuu (千利休) introduce in ambito calligrafico i concetti “wabi e sabi” (bellezza dell’ imperfezione e valore della solitudine), nati per il rito del Chanoyu (“acqua calda per il tè”, conosciuta da noi come cerimonia del tè). Lo stile più fluido e meno definito ricorda quello del periodo Heian nella sua parte femminile.
1625-1867 Periodo Edo.
I kana in uso si riducono a 100.
Nel 1900 il processo di semplificazione dei Kana prosegue: essi si riducono a 48, gli attuali Hira-kana (il numero corrisponde a quello dei Kata-kana). I Ma-kana eslusi vengono chiamati Hentai-kana (変体仮名), che oggi li sanno leggere e scrivere solo i calligrafi. Alcuni di essi, aggiunti ai 48, vengono talvolta usati nella vita quotidiana. Naturalmente oggi i Kana rappresentano, nella complessa lingua scritta giapponese, una parte minima se pur essenziale. I giapponesi utilizzano oggi nello scritto più di 2000 Kanji. L’ alfabeto Hira-kana governa la parte “variabile” della lingua permettendo di esprimere anche nello scritto quella flessibilità strutturale peculiare della lingua giapponese. Esso prosegue in qualche modo l’intento delle donne di corte del periodo Heian che cercavano semplicità e morbidezza del comunicare.