Giardino del monastero Koto-in, Daitoku-ji, Kyoto,
fondato dal maestro del te’ e famoso samurai
Hosokawa Sansai nel 1601
Il Giardino Giapponese ha una storia di oltre mille anni. Inizialmente, gli antichi giapponesi impararono le tecniche e i motivi di composizioni dagli artigiani cinesi e coreani, ma poi, intorno al X secolo, cominciarono ad inventare le tipologie proprio giapponesi.
I quattro stili principali del giardino giapponese sono:
- Giardino di Shinden-zukuri. Stile di giardino sviluppato intorno al X secolo per la residenza aristocratica.
È caratterizzato da un lago giacente a sud del padiglione con isolotti e ponticelli, dove i nobili ospitavano riti e banchetti stagionali. - Giardino di Jodo. Stile sviluppatosi quasi nello stesso periodo dello stile Shinden-zukuri. Nacque come motivo di riprodurre il paradiso buddhista dopo la morte, che si credeva situato ad Ovest.
- Karesansui. È il paesaggio ideale di montagne, fiumi e mare ricreato nel giardino utilizzando materiali “secchi”, cioè rocce e sabbia. Venne adottato dai monasteri zen per favorire la meditazione.
- Giardino del Tè. Stile di giardino creato intorno al XV secolo ed affinato nel tempo dai maestri del Tè, per sublimare in estetica, ispirandosi al paesaggio di montagna, l’ambiente (il luogo) che viene percorso prima di entrare nel padiglione (stanza) del tè, in cui si tiene la cerimonia.
Kresansui nel monastero Hompo-ji, Kyoto, del XVI secolo,
progettato dal famoso artista Koetsu.
La composizione di pietra in fondo rappresenta una serie
di cascate in montagna
Essi riflettono i pensieri, le immaginazioni e le condizioni socio-economiche di ogni epoca nella quale nacque ognuno. Alla base, poi, vi è stata la Natura – montagne, acque, alberi ed erbe – dell’arcipelago giapponese. Camminare nei giardini giapponesi significa, quindi, attraversare nell’ immaginazione la terra nipponica e la sua ricca storia culturale, manifestate nelle dimensioni talvolta di 1000 m.q., altre volte di 3 m.q. È affascinante anche perché la natura e la cultura assieme si sublimano nell’Universo grazie alla volontà di espressione verso l’essenzialità’. Tra varie “strategie” estetiche impiegate nel giardino giapponese, la più’ impor-tante è forse la tecnica di riproduzione del paesaggio. Il Giardino del Tè, ad esempio, riproduce l’ambiente del romitaggio di montagna.
Giardino Isui-en, Nara,
giardino privato creato nel XVII secolo
“…L’idea è quella di far immergere l’ospite in quel paesaggio, come se stesse realmente seguendo un sentiero montagnoso per trovare un vecchio amico e condividere con lui una tazza di tè. L’atmosfera così generata deve suscitare un senso di rusticità semplice e allo stesso tempo solenne, come se il giardino fosse molto lontano dalla città. Ma ecco il paradosso: il maestro Rikyu usò il termine “abitazione di montagna dentro alla città (shichu no sankyo)”, e non “abitazione di montagna dentro alla montagna”. Cioè, l’intenzione era quella di giustapporre l’artificio alla natura, lo stile di vita urbano a quello rustico, e la quotidianità all’occasione speciale. Nel Giardino del Tè tutto contribuisce a far sì che la visita dell’ospite avvenga secondo una precisa coreografia. Questo allora è un paesaggio riprodotto ma è anche qualcosa di più, è l’amplificazione della magia di un paesaggio di montagna, potenziato proprio dal fatto che in realtà si trova dentro alla città. …”
(Tratto dal libro “San Sen Sou Moku” – autori: Sachimine Masui e Beatrice Testini, pp.108-109)
Giardino del tempio Chishaku-in,
Kyoto, del XVI o XVII secolo
In un’epoca come la nostra, nella quale le culture stanno diventando sempre più omogenee, la natura sempre più fuori portata dalle nostre mani e dal nostro corpo, e le immaginazioni sempre meno elastiche, il giardino giapponese assume un valore ancora più grande. È una porta aperta per tutti sia per studio sia per una nuova sperimentazione creativa.
Giardino chiamato “Totekiko” (XX secolo) nel monastero Ryogen-in, Daitoku-ji, Kyoto.
Secondo l’insegnameto zen, una goccia di acqua (la pietra al centro)
equivale al mare (la superfice di sabbia).
tutte le foto sono coperte da: © copyright – Masui Sachimine